LA PSICOSOMATICA E GLI EFFETTI SUL CORPO

La psicosomatica è un ampio campo della patologia che si colloca a metà strada tra la medicina e la psicologia. Indaga la relazione tra mente e corpo, ovvero tra il mondo emozionale ed affettivo e il soma.

Nello specifico, la psicosomatica ha lo scopo di rilevare e comprendere gli effetti negativi che la psiche e la mente producono sul soma, il corpo.

Si dice che l’uomo ha una rappresentazione psichica del proprio corpo. Questo non è un fattore innato, ma qualcosa che si forma nella prima infanzia e si modifica continuamente nel corso della vita.

Il corpo, quindi, non è solo un fenomeno biologico, ma anche una costruzione mentale graduale e complessa che si sviluppa a partire dalla relazione con la madre: il neonato infatti sperimenta una condizione in cui non percepisce una chiara distinzione tra sé e il corpo materno.

Egli quindi attribuisce all’altro ciò che in realtà prova lui stesso; contemporaneamente riceve dall’altro una prima immagine di sé.

Questo scambio svolge un ruolo importante nella formazione di una propria rappresentazione corporea.

L’idea che abbiamo del nostro corpo si modifica per tutta la vita e varia nelle condizioni di salute e di malattia.

Quello di “corpo”, pertanto, si configura solo apparentemente come un concetto chiaro ed unitario: il corpo e la mente sono due aspetti di un organismo complesso che la scienza studia con strumenti diversi, biologici e psicologici.

Il presupposto fondamentale della medicina psicosomatica è che l’uomo non è considerato come una macchina, ma come “un tutto unitario, dove la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio”.

Malattia e Sintomi

I disturbi psicosomatici si possono considerare malattie vere e proprie che comportano danni a livello organico e che sono causate o aggravate da fattori emozionali.

Il termine “malattia psicosomatica” è usato per rendere la persona consapevole dei propri conflitti intrapsichici irrisolti.

Il disturbo psicosomatico si definisce come la risposta fisica ad un disagio psicologico.

In particolare, situazioni di stress emotivoansia patologica, paura costante o di forte preoccupazione possono portare il fisico ad esprimere, sottoforma di campanello di allarme, un disagio più profondo.

Ne consegue che i sintomi psicosomatici non derivano né da una condizione medica generale né dagli effetti diretti di una sostanza, ma dalla presenza di un disagio mentale.

sintomi psicosomatici coinvolgono il sistema nervoso autonomo e forniscono una risposta vegetativa a situazioni di disagio psichico o di stress.

Le emozioni negative, come il risentimento, il rimpianto e la preoccupazione possono mantenere il sistema nervoso autonomo (sistema simpatico) in uno stato di eccitazione. Nonché il corpo in una condizione di emergenza continua, a volte per un tempo più lungo di quello che l’organismo è in grado di sopportare.

I pensieri troppo angosciosi, quindi, possono mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di attivazione persistente il quale può provocare dei danni agli organi più deboli.

Pertanto il sintomo rappresenta un’opportunità di introspezione per affrontare e risolvere il problema alle sue origini emozionali; la necessità di recuperare la storia che ogni malattia e comprenderne il significato permette di collocarla in nuovo contesto e, in tal modo, di influenzarne il decorso.

I disturbi psicosomatici si possono presentare a carico di tutti gli organi e apparati del corpo umano ovvero:

Infine i disturbi psicosomatici possono esprimersi anche sottoforma di problemi associati all’alimentazione.

Tra i disturbi psicosomatici i più comuni sono: Fibromialgia, Stanchezza cronica, Cefalea tensiva, Disturbo di somatizzazione, Colite spastica (Colon irritabile), Dermatite psicosomatica, Dolore cronico.

Lo stress è la risposta psicofisica ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi o sociali percepiti dalla persona come eccessivi. Lo stress eccessivo può facilmente portare numerosi disturbi da stress.

Il termine stress fu impiegato per la prima volta nel 1936 da Hans Selye. Questi lo definì come “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. In base al modello di Selye, il processo stressogeno si compone di tre fasi distinte:

1 – fase di allarme: il soggetto segnala l’esubero di doveri e mette in moto le risorse per adempierli;

2 – fase di resistenza: il soggetto stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste;

3 – fase di esaurimento: in questa fase si registra la caduta delle difese e la successiva comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi.

La durata dell’evento stressante porta a distinguere lo stress in due categorie. Quello acuto, che si verifica una sola volta e in un lasso di tempo limitato; quello cronico, cioè quando lo stimolo è di lunga durata.

Si distingue poi uno stress positivo (eustress), occasione di esperienze appaganti e maturative, da uno stress negativo (distress), fonte di difficoltà e sofferenze.

Una reazione fisiologica aspecifica di stimolo-risposta conseguente a una stimolazione intensa e prolungata, accompagnata da modificazioni dell’organismo che sono espressione delle difese attivate nei confronti delle forze che ne alterano l’omeostasi, cioè l’equilibrio.

Una risposta psicosomatica complessa e specifica che favorisce l’adattamento quando l’organismo è sottoposto a condizioni di cambiamento (biologiche, emotive, relazionali, sociali o ambientali)

Nella sua definizione più condivisa, un trauma è uno stimolo di intensità tale da sopraffare le capacità di resistenza e di adattamento di un organismo. Un evento diventa perciò traumatico solo se supera la capacità individuale di reagire a esso.

In questo senso non tutte le esperienze stressanti o pericolose sono seguite necessariamente da un trauma psicologico, cioè da una condizione che influenza negativamente l’attività mentale. I maltrattamenti, le condizioni di pericolo e le esperienze di perdita o di lutto non sempre comportano un’evoluzione traumatica

La possibilità di un adattamento adeguato dipende dalle caratteristiche dell’individuo (età, maturazione, personalità, stile di attaccamento, capacità di mentalizzazione, livello intellettivo, condizioni di salute ecc…)

Nelle condizioni di intenso stress, come nel caso di un’esperienza potenzialmente traumatica, si attivano delle reazioni generali, con aspetti sia psicologici sia somatici, utili a fronteggiare le circostanze. Se l’evento può essere affrontato in modo attivo, oppure può essere evitato, si innescherà una reazione di attacco o fuga; di contro in situazioni in cui l’individuo non è in grado di fronteggiare gli eventi o di fuggire da essi si manifesterà una reazione di conservazione-ritiro.

Reazione di lotta o fuga: viene sollecitata da quelle situazioni che mettono in pericolo l’integrità fisica dell’individuo. Attraverso di essa ci prepariamo ad affrontare direttamente la minaccia oppure fuggire da essa. Questa condizione è accompagnata da stati emotivi che vanno dalla paura, all’angoscia, al dolore, alla rabbia.

Reazione di conservazione-ritiro: contrariamente alla precedente, ha lo scopo di ridurre il più possibile l’attività e il dispendio energetico, isolando l’individuo dall’ambiente esterno e risparmiando risorse al fine di mantenere l’omeostasi e resistere più a lungo alla condizione minacciosa. Questa risposta è sollecitata dalle situazioni percepite come dolorose, inevitabili e irrimediabili, particolarmente quando sono conseguenti ad una perdita significativa (inibizione generale, diminuzione del tono muscolare e della motilità).

La reazione di conservazione-ritiro, come quella di lotta o fuga, ha quindi un importante significato adattivo, ponendo l’organismo in uno stato di quiete e di recupero, ma se protratta rende l’individuo più vulnerabile a malattie psichiche e fisiche.

Le due reazioni sopra descritte possono essere definite come reazioni somatiche generali in risposta allo stress: quello di lotta o di fuga prepara il corpo ad affrontare la situazione di minaccia, e quello di conservazione-ritiro ha lo scopo di fare risparmiare energia e prolungare la sopravvivenza.

Le emozioni sollecitate dallo stress sono sempre accompagnate da vari mutamenti di natura fisiologica, come alterazioni della pressione ematica, della frequenza del respiro, variazioni del metabolismo o secrezione di ormoni.

Queste risposte corporee sono di origine puramente adattiva e permettono al nostro organismo di predisporsi adeguatamente alle difficoltà incontrate nel rapporto con l’ambiente.

QUINDI…Le reazioni somatiche comporteranno lesioni solo quando supereranno le capacità adattive dell’organismo. Questo può avvenire se la condizione si protrae eccessivamente nel tempo, oppure se l’organismo stesso è già indebolito o affetto da patologie.

Andando oltre il concetto di psicosomatica, noi siamo non soltanto un corpo fisico ma abbiamo anche una mente, emozioni, andando più in profondità nella dimensione spirituale siamo delle anime, tutto questo si collega con l’ambiente, con le informazioni che riceviamo e diamo all’ambiente.

Quindi chi riceve una notizia spiacevole, cosa succede?

Si innescano dei meccanismi emozionali che sono legati a conflitti collegati al passato (che possiamo anche definire conflitti biologici), in questo caso nella realtà che stiamo vivendo data dalla realtà della pandemia, in questo caso il conflitto più grave che l’essere umano possa vivere il conflitto di morte, si va scaricare su un organo bersaglio che è il polmone,

noi interagiamo con l’ambiente siamo sottoposti a  tutte le informazioni che riceviamo dall’esterno, tutte le informazioni che ci possono dare paura o panico, vengono somatizzate e si vanno a scaricare sull’organo bersaglio in questo caso è il polmone,

 

 

 

Le emozioni sono un evento naturale dell’esistenza e nessuno, essere umano o no, sfugge alla regola di provare costantemente durante ogni giornata paura, preoccupazione, collera, tristezza…

Le emozioni possono diventare causa di malattia solo quando sono particolarmente intense e soprattutto quando si prolungano molto nel tempo ed in particolare quando non sono manifestate o risolte. 

A chiunque può succedere per esempio di essere in collera, ma se questo stato d’animo nei confronti di un altro individuo perdura per parecchio tempo può sicuramente diventare causa di malattia del comparto epato-biliare. 

La Medicina Tradizionale Cinese prende in considerazione le emozioni non solo come causa di malattia ma anche come sintomo, ovvero

– la collera fa salire il Quoziente intellettivo verso l’alto e colpisce il Fegato 

– la gioia rallenta il Qi e colpisce il Cuore 

– preoccupazione  rimuginazione annodano il Qi e colpiscono Milza/Pancrea 

– preoccupazione – tristezza dissolvono il Qi e colpiscono i Polmoni 

– paura fa scendere il Qi verso il basso e colpisce i Reni 

– shock disperde il Qi e colpisce ‘l’asse della vita’ e cioè Rene/Cuore

COLLERA – Il termine deve essere interpretato in senso lato e può comprendere parecchi altri stati emozionali come la rabbia repressa, l’irritabilità, la frustrazione, l’animosità, l’amarezza.

GIOIA – Ovviamente il termine gioia deve essere interpretato in senso generico e chiaramente si deve intendere come eccessiva eccitazione che può danneggiare il Cuore. La ‘gioia’ diventa causa di malattia quando è eccessiva soprattutto nei soggetti che vivono in continua eccitazione mentale. 

TRISTEZZA – I Polmoni governano il Qi e la tristezza esaurisce il Qi e quindi indebolisce i Polmoni. Questo stato si manifesta con dispnea astenia e depressione. 

RIMUGINAZIONE – Il pensare eccessivamente ed in modo ossessivo indebolisce la Milza-Pancreas con astenia, inappetenza. 

PREOCCUPAZIONE – La preoccupazione colpisce sia il Milza-Pancreas sia i Polmoni. 

PAURA – La paura toglie Qi al Rene che si trova con una drastica diminuzione di energia. (Soprattutto nei soggetti giovani la paura o l’insicurezza derivante dall’ambiente di vita porta facilmente all’enuresi notturna.) 

SHOCK – Lo shock disperde il Qi e colpisce il Cuore e i Reni. Per quanto riguarda il Cuore può causare palpitazioni, tachicardia, dispnea, insonnia. A livello renale può causare astenia, vertigini e grande spossatezza. 

LE SINDROMI DEI VISCERI 

LA VESCICA BILIARE dal punto di vista fisico accumula e distribuisce la bile (che è un prodotto raffinato originato dal lavorio continuo delle cellule epatiche) riversandola poi nell’intestino tenue, dal punto di vista mentale psicologico accumula il frutto del pensiero e del ragionamento

Fisicamente attiva la funzione della digestione dei cibi e quindi della loro assimilazione, psicologicamente porta ad avere il coraggio di prendere le decisioni essenziali e fondamentali, nonchè l’iniziativa nel fare le azioni importanti per portare al fluire normale e armonioso della vita. 

Controlla quindi lo spirito d’iniziativa, il senso di guida, il coraggio di prendere le decisioni e di attuare cambiamenti importanti e radicali. 

La sua patologia porta a timidezza e insicurezza fino a giungere alla ritrosia e alla codardia. La prima avversità scoraggia subito il soggetto che spesso non è più in grado di ripetere il tentativo. 

È anche possibile che si manifesti la situazione opposta con una supervalutazione di sé con una sorta di sindrome di invincibilità. 

 

L’INTESTINO TENUE, dovendo accogliere il cibo, proveniente dallo stomaco, ha il compito di separare ulteriormente il puro dall’impuro. Dal punto di vista mentale e psicologico è deputato alla capacità di discernere cioè di essere in grado di distinguere con chiarezza tutti gli elementi rilevanti necessari in modo da giungere a prendere una decisione il più corretta possibile e distinguere le cose giuste da quelle errate. 

Un suo disequilibrio porta alla ‘confusione mentale’ al non essere in grado di prendere decisioni anche le più banali e porta ad affidarsi spesso agli altri, sia per le cose importanti, sia, soprattutto, per quelle banali dipendendo spesso dal giudizio e dalle influenze degli altri. Le sue scelte portano quasi sempre a problemi e spesso sono scelte sbagliate.

Ciò fa del soggetto sofferente un individuo ‘gregario’, che non potrà mai essere dominante e che vivrà sempre all’ombra di qualcun altro. 

La patologia fisica conseguente a questo stato d’animo è malassorbimento, diarrea, nausea, vomito. 

 

LO STOMACO, dal punto di vista psichico presiede alla scelta delle emozioni (le amministra, le raccoglie e le distribuisce). 

L’aspetto mentale della patologia dello stomaco porta alla perdita del ‘centramento’ cioè dell’equilibrio psichico, alla chiusura agli altri e alla comunicazione con loro, al desiderio di isolarsi per restare da soli. 

L’isolamento può portare nell’uomo ad un comportamento maniacale come parlare da soli, ridere, cantare, denudarsi o assumere atteggiamenti violenti contro le cose o anche contro se stessi (ulcera gastrica); nell’animale porta ad agitazione, all’avventarsi contro le cose o le suppellettili con forti vocalizzazioni. 

La patologia denota il rifiuto degli altri, la non disponibilità all’accoglienza, all’ospitalità con grossi problemi di comunicabilità e interazione con gli altri. Il rimanere da soli con i propri pensieri a cercare di ‘digerirli’, spesso senza esito, porta ad assumere un atteggiamento ‘ringhioso’. 

IL GROSSO INTESTINO svolge l’ultima funzione ovvero quella di fare un’ulteriore scelta per decidere quali sostanze vanno ancora trattenute e quali vanno decisamente eliminate dal corpo. 

Dal punto di vista psicologico corrisponde soprattutto ad ‘assimilare’ in profondità la vera essenza della vita, alla memoria, alle cose importanti, agli affetti famigliari, all’amicizia profonda, alle relazioni strette tra soggetti di uno stesso gruppo convivente. 

Una sua disfunzione porta a perdersi il gusto delle cose, a non vivere mai bene le situazioni e a non capirle mai a fondo. Il soggetto si sente sempre fuori posto al momento o nel luogo sbagliato. 

Il Grosso Intestino è la sede che manifesta fortemente patologia in seguito a vessazioni psicologiche continue che portano al doversi adattare a una situazione assolutamente non congeniale (colite cronica, colite spastica, colite ulcerativa, tumore al colon).

Amicizia profonda tradita, amore tradito, situazioni che non si riescono a comprendere e a cui non ci si riesce ad adattare e a capire a fondo. 

LA VESCICA accumula i liquidi e li espelle secondo un ritmo che potremmo definire ‘suo’: li trattiene finchè non ‘decide’ di liberarsene. 

Questa caratteristica fa sì che il soggetto sia in grado di decidere sulle cose materiali e pratiche di tutti i giorni. Di accumulare o ‘spendere’. 

Un suo disequilibrio porta ad una indecisione continua per paura di ‘qualcosa’ che potrebbe accadere. 

Questa tendenza ad accumulare porta, a livello mentale, allo stesso desiderio e, patologicamente, in modo eccessivo alla cupidigia (accumulare in modo eccessivo beni materiali) oppure ad accumulare sensazioni (rancore serbato o gelosia) che si protraggono nel tempo e condizionano la vita di relazione. 

 

LE SINDROMI DEGLI ORGANI 

IL FEGATO – Una funzione del Fegato è quella di favorire il libero fluire del Qi con una conseguente un’influenza profonda sullo stato emozionale

Se il Qi non fluisce liberamente si manifestano frustrazione, depressione o collera repressa. 

Reciprocamente una funzione compromessa del Fegato può dare luogo a tensione emozionale o frustrazione. A sua volta una vita emozionale tesa caratterizzata continuativamente da frustrazione o rabbia danneggia la funzione del Fegato. 

Inoltre viene danneggiata la capacità di movimento e dell’attività fisica per indebolimento tendineo-muscolare con conseguente astenia. 

Il soggetto con la funzione del Fegato equilibrata sarà sicuramente risoluto e deciso, con spirito indomito e capacità di essere guida per gli altri (ovviamente un dominante che non può essere limitato o delimitato). 

Gli istinti basilari sono mantenuti alla massima efficienza (difesa-attacco, cibo-sonno-riproduzione). 

Se viene ostacolato nel suo cammino la reazione sarà sicuramente irritabilità e collera, non è un soggetto che può essere contenuto o compresso. 

Con queste caratteristiche in condizioni di equilibrio l’individuo sarà perfettamente in grado di pianificare e programmare la sua vita facilmente e con saggezza. Al contrario si può arrivare all’apatia ed alla mancanza di obiettivi nella vita. 

 

IL CUORE alloggia quello che i Cinesi chiamano Shen, cioè l’insieme delle attività mentali e della coscienza

In condizioni di equilibrio l’attività mentale è normale, sana, con il sonno tranquillo, con una vita emozionale equilibrata, con una buona memoria, si fa tesoro dei propri errori e si impara da essi. 

Al contrario un disequilibrio si manifesterà con depressione mentale, scarsa memoria, non riuscire ad imparare mai neanche dagli errori, pensiero ottuso, alternanza tra insonnia e sonnolenza cronica. 

Un disequilibrio di Cuore porta ad avere difficili rapporti con gli altri individui e a mancanza di rapporti duraturi. 

Al contrario relazioni difficoltose per lungo tempo possono portare a indebolimento dell’energia di Cuore e delle facoltà mentali fino ad arrivare alle sindromi ansiose, alla malattia mentale, alle depressioni maniacali. 

Volendo andare più in profondità, e quindi addentrarci a livello umano, lo Shen assume un altro significato. 

Lo Shen diventa l’intero complesso degli aspetti mentali emozionali e spirituali dell’essere umano. 

In questo caso lo Shen non è collegato solo al Cuore ma comprende anche tutti gli aspetti correlati ad altri organi e soprattutto a quelli Yin. 

A ciascuno dei cinque organi Yin è correlato un ben determinato aspetto mentale: 

– la Mente al Cuore 

– l’Anima eterea al Fegato 

– l’Anima corporea ai Polmoni 

– la Volontà ai Reni 

– l’Intelletto alla Milza 

Il Cuore influenza la parola e una disarmonia di Cuore può facilmente manifestarsi con la tendenza a parlare molto, iper-loquacità, logorrea, risate a sproposito oppure afasia. 

 

MILZA/PANCREAS – La milza influenza la capacità di pensare, studiare, apprendere, concentrarsi, mettere a fuoco le situazioni e memorizzare per il futuro. 

Se vi è disequilibrio il pensiero sarà offuscato, la concentrazione difficile e la memoria scarsa. 

D’altronde l’impegno eccessivo, lo studio, l’addestramento, l’attività mentale e la concentrazione protratti per lungo tempo possono indebolire la Milza. 

Spesso il soggetto in disequilibrio arriva a isolarsi e a continuare senza fine a ‘pensare’ alle solite cose cioè a rimuginare e questo continuo rimuginare può portare a patologie pancreatiche gravi, dalla pancreatite fino al tumore pancreatico. 

 

I POLMONI, a livello emozionale, sono direttamente colpiti dalla tristezza o dalla afflizione che ‘soffocano’ il soggetto e alterano la respirazione.

Per questa ragione, è molto importante trattare i Polmoni negli stati emozionali che derivano da depressione psichica, tristezza, dolore psichico, ansia o ‘lutti’ da elaborare (cambiamento della struttura della famiglia, separazioni, morti, allontanamenti, traslochi, ect).

L’asma può essere considerata come un modo di reagire a situazioni che ‘soffocano’ il soggetto e gli fanno ‘mancare l’aria’. Può anche essere considerata una manifestazione di un ‘rifiuto del mondo esterno’ e del chiudersi in una situazione.

È importante ricordare che nella crisi d’asma non è l’aria che non entra ma è l’aria che non riesce ad uscire, segno psicologicamente che il soggetto non fa uscire niente o poco di sé verso l’esterno.

 

 

Considerato che noi siamo non soltanto un corpo fisico ma abbiamo anche una mente, emozioni, andando più in profondità nella dimensione spirituale, siamo delle anime, tutto questo si collega con l’ambiente, con le informazioni che riceviamo, e diamo all’ambiente, quando si riceve una notizia spiacevole, cosa succede?

Si innescano dei meccanismi emozionali che sono legati a conflitti collegati al passato che possiamo anche definire conflitti biologici, (es. la realtà che stiamo vivendo dato il protrarsi della pandemia), in questo caso il conflitto più grave che l’essere umano possa vivere è il conflitto di morte; noi interagiamo con l’ambiente, siamo sottoposti a tutte le informazioni che riceviamo dall’esterno, tutte le informazioni che ci possono dare paura o panico, vengono somatizzate e si vanno a scaricare sull’organo bersaglio che in questo caso è il polmone.

 

I RENI – Un buono stato di energia renale porta il soggetto ad avere una grande forza di volontà che determina la capacità di affrontare gli ostacoli e un lavoro impegnativo anche per un periodo molto protratto nel tempo. 

Una carenza di energia renale o una situazione che la determini porta allo svilupparsi della paura fino alle crisi di panico anche per situazioni banali. 

Uno stato di paura cronica può portare all’inibizione di qualsiasi volontà del soggetto fino ad arrivare al desiderio della morte pur di essere liberato dalla paura. 

 

MEDICINA FUNZIONALE STATI D’ANIMO E PATOLOGIE D’ORGANO 

La Medicina Funzionale ci dà la possibilità di intervenire sui disequilibri d’organo e di visceri anche quando ancora non sono evidenti segni clinici, ma quando un occhio esperto è in grado di individuare comportamenti anomali e stati emozionali particolari con caratteristiche di tipo patologico se protratti nel tempo. 

La medicina funzionale si basa sui meccanismi di regolazione dello stress per stimolare l’organismo e ritrovare l’equilibrio.

Come con l’agopuntura, è possibile riequilibrare il soggetto anche dal punto di vista psicologico. 

La medicina funzionale focalizza il proprio interesse sui cosiddetti “disturbi funzionali” manifestati da un soggetto, ponendo l’accento sulla causa invece che sul sintomo. Il sistema diagnostico e terapeutico della medicina funzionale si basa sui meccanismi di regolazione e di controreazione allo stress dei sistemi viventi, con l’intenzione di stimolare l’organismo a ritrovare il naturale equilibrio. La medicina funzionale nasce dalla volontà di ricollocare in ambito medico le situazioni borderline, a volte “funzionali” anche per la medicina scientifica. Ogni evento, fisiologico o patologico che sia, presenta una componente funzionale normo-reattiva che si è in grado di potenziare e ottimizzare al fine di ritornare allo stato di equilibrio. La peculiarità dell’approccio funzionale è l’attenzione prevalente alla reattività fisiologica e alla capacità di autoregolazione del sistema. L’obiettivo è dunque mettere il sistema in condizione di recuperare da solo, compensando gli stressori responsabili dei sintomi. Tra i meccanismi di regolazione dei sistemi viventi vi è la regolazione neurovegetativa (sistema ortosimpatico e parasimpatico), la regolazione metabolica (catabolica o anabolica) e la regolazione cerebrale. Fulcro della medicina funzionale è dunque la conoscenza dei meccanismi fisiologici di regolazione, al fine di individuare rapidamente il giusto protocollo terapeutico per favorire la corretta performance del sistema.

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